Siamo sicuri che essere o manifestare “contro” qualcosa non contribuisca a creare e rafforzare proprio quella realtà che vogliamo contrastare?
Ha senso rispondere all’odio con altro odio (l’odio verso chi odia, la rabbia verso chi prova rabbia)?
Quale realtà creano i pensieri “in opposizione” – seppur nei confronti di qualcosa di dannoso o deleterio?
Possiamo provare a spostarci dall’essere “contro” qualcosa all’essere “a favore” di qualcosa nel linguaggio utilizzato, nel modo di raccontare i fatti, negli slogan, nel modo di manifestare?
Riusciamo a dare più spazio – personale ma anche mediatico – a ciò che è positivo anziché a ciò che “combatte” il negativo?
È un cambio di paradigma che potrebbe portare a risultati più efficaci? Che ne pensi?