Queste settimane trascorse a casa in compagnìa del mio gatto hanno cambiato radicalmente il mio modo di vedere alcune cose. Per me è stato un lockdown molto speciale: ho fatto un trasloco da sola, ho seguito diversi corsi online (ne parlerò in seguito) e ho ripreso a leggere libri (cosa che non facevo dallo scorso Natale).
Anche io ho avuto i miei alti e bassi, alternando giorni di pesantezza, ansia e frustrazione a giorni di entusiasmo e condivisione conditi da non poche epifanie.
Ci è stato imposto un distanziamento fisico mentre chi ci governa provava (e ancora prova, ahinoi) a trovare soluzioni che limitassero la diffusione del contagio; i medici, gli infermieri e i volontari che si sono mobilitati in prima fila sono diventati – giustamente – gli eroi di questa pandemia.
E noi persone comuni? Ieri sera riflettevo sulla parola impotenza e su quanto spesso l’abbia sentita pronunciare nella cosiddetta Fase 1. L’impotenza di chi – apparentemente – non poteva fare altro che stare a casa, impossibilitata/o a rendersi utile o a contribuire in qualche modo a cambiare le cose. Nei casi peggiori, anche senza un lavoro e, di conseguenza, senza soldi.
Ma le parole sanno sempre sorprendermi e, quando mi sono trovata a scrivere quella parola – impotenza – in un messaggio diretto ad una cara amica, ho avuto una piccola rivelazione. È come se mi si fosse attivato un correttore automatico mentale che l’ha trasformata, facendola diventare in potenza.
Dal punto di vista ortografico il passo è breve ma sul piano emotivo è stato un salto quantico. Ho sentito una forte risonanza con il mio stato attuale e ho unito i puntini che ho seminato in queste settimane di riscoperta del mio – del nostro – potenziale.
Sono molto grata per questo glitch che mi ha permesso di trovare una connessione tra due cose apparentemente lontane – se non addirittura agli antipodi.
Senza dimenticare l’aspetto geografico per chi risiede nella nota cittá della Basilicata.
“Domicilio, in Potenza.”
Sì ma in quel caso ormai si usa comunemente la preposizione “a”. A meno che chi scrive non sia dell’era pre-boomer
Grazie!
Notevole,
note-che-volano…
ed è subito Sinfonia 🙂